Come sostituire il Draize test

Benvenuti al terzo episodio di In Vitro Focus, una serie di approfondimenti redatti dal nostro staff tecnico per portarvi al centro del mondo del cruelty-free testing.
Insieme scopriremo tutte le migliori pratiche, ultime novità e i principali attori di questo mondo in provetta.

Il Draize test

Il test Draize è stato inizialmente introdotto dalla FDA degli Stati Uniti per testare i prodotti cosmetici, ma da allora è stato ampiamente utilizzato per valutare l’irritabilità/corrosività delle sostanze chimiche industriali/farmaceutiche. Il test è eticamente controverso a causa delle preoccupazioni per il benessere degli animali, molto costoso e con tempi di esecuzione molto lunghi.

Seguendo il “principio delle 3R” elaborato da Russell e Burch nel 1959, negli ultimi 20 anni sono state sviluppate strategie alternative di test in vitro che cercano di ridurre, sostituire e perfezionare i metodi di test in vivo.

Questa ricerca sui cosiddetti metodi alternativi, in tutte le loro tipologie, ha dimostrato che sono certamente utili, per esempio per diminuire il numero di animali usati in laboratorio, ma quasi mai risolutivi quando presi singolarmente.

L'approccio integrato

Al momento nessun singolo test alternativo può infatti ritenersi sufficientemente predittivo per sostituirsi completamente all’informazione complessa che si ricava dai dati sperimentali sull’animale.

Il modello in vivo consente di valutare un insieme di parametri che forniscono un panorama completo di ciò che avviene in un essere vivente, mentre per ottenere le medesime informazioni con un modello in vitro è necessario associare più test che valutino singolarmente i parametri di interesse in modo tale da garantire lo stesso livello di informazioni.

I tipi di modelli in vitro riescono a fornire informazioni di crescente utilità e dettaglio proporzionalmente alla complessità del modello stesso; quindi passando da linee cellulari umane a cellule primarie con colture 2D fino a colture aggregate nei modelli 3D per arrivare a “fette” di tessuto o espianti migliora la qualità dell’informazione ottenuta.

Nei vari contesti regolatori (in particolare nel regolamento REACH) si fa riferimento a “batterie di saggi”, in cui diversi test sono combinati in maniera sequenziale per aumentare efficacia e predittività della valutazione, ridurre i costi e assicurare una sufficiente protezione per l’uomo e l’ambiente.

L'importanza di una strategia di testing

I test in vitro devono quindi essere incorporati utilizzando un approccio di test a più livelli in combinazione con strategie bottom-up o top-down. Questi approcci sono descritti nella linea guida OCSE sugli approcci integrati ai test e alla valutazione.

Per esempio, una sostanza chimica sospettata di non essere irritante verrebbe prima sottoposta a un test di irritazione cutanea. In alternativa, una sostanza chimica sospettata di essere corrosiva verrebbe prima sottoposta a un test di corrosione cutanea.

Un risultato positivo del test di irritazione cutanea non può escludere la possibilità che la sostanza chimica testata sia potenzialmente corrosiva. Allo stesso modo, un risultato negativo del test di corrosione cutanea non può escludere la possibilità che la sostanza chimica testata sia irritante.

Pertanto, in questi casi, sarebbero necessari entrambi i test di irritazione cutanea e di corrosione cutanea per fornire adeguate informazioni di classificazione.

Poiché la sostituzione diretta secondo cui un saggio in vivo possa completamente essere sostituito con un saggio in vitro, con gli stessi livelli di attendibilità e affidabilità del risultato, è improbabile, è necessario considerare lo sviluppo di specifici Intelligent Testing Stategies (ITS) in grado di combinare tra loro metodi in vitro e metodi in silico per generare informazioni utili.

È quindi possibile, con l’utilizzo di strategie di test in vitro opportunamente selezionate in un approccio di test a più livelli, sostituire completamente il Draize test.

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